mercoledì 27 novembre 2013

ANGELICA E CHERUBINO



Sempre, durante i caldi dopo pranzo di agosto, Angelica Sordida si rilassava sotto l'ulivo, nella ovattata quiete del suo giardino.
Nonostante i figli le gravitassero intorno, come pianeti fastidiosi, quel giorno nulla avrebbe turbato la sua tranquilla pausa d'ombra.
Si distese sul lettino a strisce bianche e blu, inforcò gli occhiali da sole e chiuse gli occhi.
Non fece neanche in tempo ad immaginare lo spettacolo di nudità, che il vicino di casa non mancava di proporle ogni giorno, che suonò il citofono.
Aspettò prima di alzarsi e decidersi ad andare a vedere chi fosse.
Poteva anche essere il postino.
Quell'idiota del postino che non perdeva occasione per chiederle a gran voce se fosse esatto il suo nome o fosse un errore, magari di trascrizione.
- "E' sicura che il nome corretto sia Angelica Sordida? Sa.. uno o è angelico o è sordido.. ma, entrambi.. a onor del vero, mi pare altamente improbabile.."-.
- "No. E' il mio nome. Stia certo. Avrei potuto chiamarmi Moana Cosina.  E sarebbe stato peggio. Tutta una vita a dover dissuadere gli uomini che un nome non è garanzia di scopata sicura.
Conoscevo un Roso Spino. Gli è andata peggio. Era un uomo.
Può immaginarsi la sua vita? Dover rispondere a inopportune domande di giardinaggio o doversi giustificare con un cazzone come lei. Una vita triste." -.
Ma non era il postino quel giorno.
Peggio. Era la polizia.
Angelica pregustava lo scambio di battute che sarebbe seguito di lì a poco ed era pronta a sciorinare le cazzate che era solita riferire in relazione al suo strambo nome.
- "Apra! Polizia!  Apra! Le intimo di aprire! In nome della legge! Apra! Non ostacoli la giustizia! Apra! Che la caccia segua il suo corso! Apra! Insisto!  Ap..!" -.
- "E' aperto. Non vede?", disse serafica Angelica.  - "Si è appoggiato al cancello senza accorgersi che il suo stesso peso lo aveva spinto. E' aperto.
Può smetterla di ripetersi." - 
Impacciato, l'agente esordì: "Sì! Ebbene.. Lei è?".
- "Mi chiamo Angelica Sordida e..", non riuscì a proseguire la presentazione che il poliziotto la guardò sospettoso. E la interruppe.
- "Angelica Sordida? Ne è sicura? Sa.. mi sembra altamente improbabile che uno sia al contempo angelico e sordido…"-
Angelica lo guardò come se avesse avuto davanti l'odiato postino.
Ma era un poliziotto. Doveva simulare una divertita indulgenza.
- "Sa.. Il mio nome ha una storia lunga e prodigiosa.
Vede, mio padre faceva il venditore di ombrelli e viaggiava in lungo e in largo per tutti i luoghi più piovosi della nostra bella Terra.
Fu in Perù che, a metà febbraio, durante un carnevale molto colorato, incontrò un transessuale mascherato da demone, della gerarchia dei Vendicatori del male.
Ai suoi occhi, però, era un angelo direttamente giunto dalla terza sfera, come messaggero del Cielo.
Il suo travestimento avrebbe dovuto destare in lui qualche pallida perplessità, ma quando gli occhi sono velati d'amore, puoi convincerti dell'impossibile.
Se ne innamorò e solo quando si arrivò al dunque in un bordello di Lima, capì di avere vissuto un sogno.
Tornò in Italia.
Sposò la sua ragazza storica e, quando nacqui, mi volle chiamare Angelica Sordida."-
- "E' una storia. E' la sua storia. La sua versione.", disse l'agente.
-  "Prego?!", chiese Angelica incredula.
- "Quel frocio bocchinaro del cazzo mi ha rovinato la vita!".-
- "A lei?!".
-  "Sissignora! Agente in servizio Cherubino Pisello!".
Angelica rimase in silenzio.
Guardava quell'uomo e provava a capire che genere di vita avesse vissuto.
Poveraccio.
Ma prima che avesse il tempo di mostrare una minima compassione empatica, il poliziotto Pisello disse - "Non è questo il momento di rammaricarsi per le nostre vite, rovinate da quel pederasta rottinculo finocchio di un peruviano di merda!
Adesso dobbiamo fare largo alla giustizia!
Abbiamo saputo che nell'abitazione contrassegnata dal numero civico 76, attigua alla sua, vive un narcotrafficante austriaco dedito al gioco e alle soap opera!
Lo abbiamo intercettato grazie al segnale del di lui decoder, costantemente sintonizzato su canali argentini, che notoriamente trasmettono solo telenovelas. Sappiamo che attualmente si trova in casa.
Con i nostri potenti mezzi, abbiamo interrotto il segnale e a breve inizierà la 7536^ puntata di "I tre uomini di Concepcìon".  
Non poterla vedere lo innervosirà. Potrà succedere di tutto. Voleranno pallottole.
Lo stanerò!
Passerò per la sua cucina e, quindi, mi dirigerò intrepido per il patio, dove, con l'aiuto di Dio e della sua scala, mi arrampicherò oltre la recinzione e così lo scoverò! Tutto chiaro?!".
- "E se io non ce l'avessi una scala? Che succederebbe al suo piano?"-, disse Angelica.
- "Oh! Non mi rovini tutto! Questa è la mia ultima chance di rimanere in polizia!
Se fallirò, mi spediranno in Perù ed io non potrei tollerarlo! Laggiù chiunque capirebbe le mie origini!".
Angelica, al solo sentire frignare quella checca isterica, si decise a fare accomodare il poliziotto e a seguire passo dopo passo le sue indicazioni.
Prese la scala. La posizionò sotto la cinta muraria del patio e lo guardò arrampicarsi, mettere il naso nella proprietà del vicino e commentare: "Il suo vicino ha una fantastica e odorosa coltivazione di rododendri e pini mughi!".
- "Guardi meglio!", disse Angelica.
- "Forse, biancospino?".
- "No, le dico!".
- "Lilium rosa? Insolito…"-
- "Beh! Direi che se la sua capacità di combattere il crimine e catturare furfanti è pari solo alla metà della sua conoscenza della flora, sono sicura che quel posto in Perù non glielo negherà nessuno!".
- "Mpf! Sì…", rispose l'agente. - "Dopotutto, Cherubino Pisello non è poi così male come nome…".

FINE



lunedì 25 novembre 2013

HANDREW



C'era una volta una mano.
A questo punto i più osserverebbero subito che, di regola, le mani sono due… ciascuna appartenente ad un braccio.. che a sua volta appartiene ad un corpo.. dotato di una testa.. con due gambe e due piedi…e, quei più, avrebbero sicuramente ragione.
Ma, la mano in questione passò alla storia (e divenne protagonista di questa storia) per via del fatto che era la sola parte disonesta di un corpo altrimenti integerrimo.
Quando Candido nacque, i suoi genitori vollero chiamarlo col solo nome che interpretasse al meglio le aspettative di vita virtuosa che speravano e si aspettavano dal loro unico erede.
Un figlio pulito, trasparente, onesto.
Di quelli che ti incontrano, ti sorridono e ti tendono la mano, una mano aperta al prossimo, aperta alla vita con franchezza, generosità e senso morale.
Una mano di cui fidarsi.
Bene.
Candido crebbe effettivamente come esempio di probità e rettitudine… solo che, quella mano, quella mano che doveva essere aperta, era purtroppo spesso aperta nelle tasche di chiunque non fosse Candido.
Il povero Candido aveva in più occasioni tentato di tenere a freno il desiderio di quella sciagurata di delinquere, ma invano.
"Sindrome dell'arto alieno" la chiamavano.
La sua mano viveva di vita propria.
Ragionava, decideva ed agiva in assoluta autonomia.
E parlava.
Si era anche data un nome.
Handrew.
Handrew era il caos. Dotato di cinque menti criminali folli, quasi mai in accordo tra loro, litigiose e in perenne contrasto, causa la rivendicazione della leadership.
Cinque personalità al limite unite solo dall'anatomia e dall'indole corrotta.
ll primo era Yeah che, autoproclamatosi capo del gruppo, era convinto di meritarne il ruolo perché in ordine:
- sempre primo quando si inizia a contare;
- l'unico in grado di accordare consensi o esprimere dissenso, nel caso ce ne fosse bisogno;
- il solo capace di reperire un passaggio, nel, secondo lui, caso diffusissimo di auto in panne.
Yeah era pieno di sé, incline alla violenza e covava un complesso di inferiorità rispetto ai fratelli perché più in basso, più grasso e più esposto alle martellate.
Il secondo era Liolà e proprio non sapeva conciliare né scegliere tra le sue molteplici inclinazioni. Era contemporaneamente una spia, un grande accusatore e un odioso saccente.
Aveva sempre l'insopportabile espressione da "Io lo so! Eè stato lui! Eè andato da quella parte!". 
Detestabile.
C'era poi Fottiti, il più volgare del gruppo, eppure orgoglioso della sua statura e della sua noncurante sfacciataggine.
Viveva sul chi va là e guardava tutti con sospetto.
Qualsiasi cosa gli chiedessi o facessi notare ottenevi sempre la medesima risposta: "Cazzo vuoi?!".
Cavernicolo.
Un altro era poi Non-mi-sposerò-mai. 
Si era scelto un nome così lungo perché fosse chiaro a tutti che, mai e poi mai, avrebbe accettato legami e condizionamenti di nessun tipo.
Egoista come pochi.
Era un rivoluzionario anarco-individualista e, spesso, rifilava ai fratelli i suoi discorsi visionari per i quali, in verità, nessuno se lo filava più di tanto.
I quattro si limitavano ad annuire per quieto vivere, salvo poi, in qualche occasione, stimolarlo nei suoi ragionamenti, ma solo per ridere di lui.
Amore fraterno.
Infine, c'era King.
Dietro l'immagine minuta si nascondeva una personalità coraggiosa ed elegante, un combattente sicuro di sè.
Sarebbe stato un leader naturale se non fosse stato che era strabico e aveva la forfora.
Ora, come e perché avesse la forfora non è dato sapere.
Estremamente ambizioso, aveva avuto la sfortuna di vivere in un'epoca in cui il potere politico stava nelle mani di chi era in grado di fascinare elettori e gentil sesso.
Poco importavano le doti oratorie, l'onestà e la serietà dei comportamenti o la credibilità del programma politico. 
L'importante era il sorriso accattivante e l'occhietto malizioso.
E King non possedeva nessuno dei due.
La sua immagine parlava per lui e diceva che nessuno mai l'avrebbe preso sul serio.
Tanto meno i fratelli.
Ecco.
Questi i componenti di una banda di corrotti di cui Candido aveva cercato di liberarsi in molteplici modi.
Senza mai riuscirci.
Aveva provato con l'ipnosi.
L'ipnotista, quel giorno, lo aveva appena fatto accomodare che subito Fottiti aveva fatto capolino dalla tasca dove invano Candido tentava di confinare i reietti.
Ebbene, l'ipnotista, preso in mano il pendolo, aveva risposto con un sorriso bonario e una frase densa di tracotante sicurezza - "Non si preoccupi! Insegneremo a questo giovanotto un po' di educazione!".
Udite queste parole ai cinque scappò una risatine beffarda, tirarono su le maniche e inscenarono uno show da circo.
Tra chi accusava di persecuzione, chi alludeva a ridotte dimensioni falliche, chi lasciava intendere dove avrebbe infilato il pendolo e chi mimava l'atto estremo di recidere una carotide, fu presto chiaro che la seduta non sarebbe neppure cominciata.
E tanti saluti a quel sorrisetto idiota e al povero Candido.
Prima ancora, Candido aveva provato a parlare loro, a convincerli, a convertirli ad uno stile di vita onesto.
La prese alla larga.
Handrew si sa, era allergico alle paternali.
Il mite Candido aveva cominciato a parlare con timidezza… quella timidezza di bambino che ricorda aneddoti piacevoli di un'infanzia ovattata e felice.
- "Ricordo ancora il vassoio di biscotti che la zia Bettina mi porgeva.
Si chinava su di me, le mani che stringevano un tesoro.. così che alzando gli occhi incontravo prima lo spettacolo multicolore dei suoi profumati biscotti al burro e cannella e poi il suo sguardo pieno d'amore e il suo sorriso aperto.
Oh! Io mi sentivo un principe, onorato di così dolci attenzioni eppure orgoglioso di  me e…", stava per continuare che fu interrotto da Handrew.
- "Perché Diavolo ci stai raccontando di quella capra puzzona di Bettina?!
Tanto più che: detestavi i suoi merdosi biscotti, portava la dentiera ed era strabica!".
Alla parola "strabica" King saltò come una molla.
- "In verità, vi dico, inutili carogne, che lo strabismo è il difetto della bellezza.
Non a caso, infatti, si suole accostare tale vizio oculare all'eterna Venere, che.."
- "Sì, come no!", lo interruppe a sua volta Yeah!, "Venere era una guercia super fica magari con la forfora!".
- "Ma non l'hai sentito il Cristo Risorto?! Se pontifica di bellezza lui…", continuò Liolà.
- "E' tutto un complotto, fratelli!", questa volta era Non-mi-sposerò-mai a parlare.
- "Pensateci! 
Bello o brutto, strabico o no: chi decide cosa e per chi?!
E' sempre Lui che tiene i fili! Lui manovra e voi siete i burattini che ancora credono alle categorie aristoteliche!".
- "Lui chi?!", chiesero tutti, Candido compreso.
- "Come chi?!  Lui, Mr Big, il Manipolatore… potete chiamarlo Stato o Religione… ma è sempre e solo il Dio Denaro!".
- "Aaahhh!!".
Si erano tutti scordati che bastava dare anche solo un piccolo input a Non-mi-sposerò-mai perché partisse con i suoi sproloqui anti-politici, anti-statali, anti-religiosi, anti-vattelappesca.
- "Dobbiamo vivere da esseri unici ed egoisti. E basta".
Aveva concluso.
Tirarono tutti un respiro di sollievo.
Ci fu silenzio.
Poco dopo si guardarono. Ognuno notò sul volto dell'altro una profonda perplessità.
Qual era stato il discorso di partenza?
A togliere tutti dall'imbarazzo generale ci pensò Fottiti con una frasuccia zuccherosa delle sue…
Così, Candido decise che sarebbe stato meglio evitare altri tentativi di evocazione dei ricordi d'infanzia in Handrew.
Tempo perso.
Fu passando davanti una banca una mattina di primavera che ebbe l'idea.
Nella mente, già da un po', gli frullava l'equazione nemico=amico…ma, fino a quel momento, non sapeva spiegarsene il motivo e soprattutto non sapeva come quella formula potesse tornargli utile nella lotta contro Handrew.
Fino a quel momento.
Certo l'idea in questione era confusa, stupida e disonesta, ma Candido si era convinto che se avesse lasciato campo all'improvvisazione e non avesse speso nemmeno un secondo per strutturare il piano, avrebbe potuto prendere contropiede Handrew e finito per ottenere quello che voleva.
Così decise di entrare.
Handrew riconobbe subito il dolce rumore delle macchinette contabanconote che contrastava con la tipica tranquillità lenta e silenziosa che ti avvolge sempre quando entri in una banca qualsiasi.
E quell'odore di carta, di computer, di porte e sportelli di vetro. 
Nessun odore quindi.
- "Non esiste un posto senza odori come le banche… eppure passa da qui l'intera umanità…", pensò Candido.
Ah! Handrew era tutto un prurito.
Sorrideva inebetito.
Aveva sempre amato le banche.
Avrebbe tanto voluto svaligiarne una.
Ed era proprio quello che intendeva fare Candido.
O, quantomeno, era quello cui aspirava senza però finire morto ammazzato dalle guardie.
L'istinto di conservazione gridava di correre veloce il più lontano possibile da quel luogo, entrare in chiesa a pregare per l'imminente peccato di furto e poi di costituirsi alla prima stazione di polizia per il tentativo di "rapina-senza-intenzione-di-delinquere", reato chiaramente inesistente.
Candido però era irremovibile.
E aveva una camminata da schifo.
Sembrava uno sofferente di sciatica.
Handrew non capiva bene cosa Candido intendesse fare.
- "Sarà venuto a depositare contante?, chiese King.
- "Genio! Se avesse avuto contante in tasca, lo avremmo già ripulito!", rispose Yeah!.
- "Lo so io!", intervenne Liolà, "Guardate là! Mira alla cassiera del numero tre!
E' brutta, anonima e sembra un boy scout!
Sicuramente è il suo tipo!".
- "Non so… non mi convince...
Eccheccazzo! Com'è che non sappiamo perché siamo qui?! Merda!", si agitò Fottiti.
- "Stiamo a vedere! Ma, sia ben chiaro, io un anello al dito non me lo metto!", concluse Non-mi-sposerò-mai.
Candido si avvicinò alla cassa numero tre.
Ci lavorava una brunetta scialba e dall'aria impaurita. Non sembrava particolarmente sveglia.
A Candido pareva la vittima ideale per attuare il suo piano.
- "Buongiorno! Mi dica!"
- "Metta tutti i soldi che ha in cassa in una busta. Non stia a contarli. Lo faccia e basta. E lo faccia tranquillamente. Non si guardi intorno e collabori. Presto sarà tutto finito."
Candido pronunciò queste frasi interminabili senza la minima sfumatura emotiva e tacque.
Era in attesa di reazioni.
La prima a reagire fu la cassiera.
Handrew era sbigottito.
- "Come ha detto, scusi?
Sa, sono un po sorda da quella volta che partecipai al Guinness World Record e mi infilai 394 cotton fioc nelle orecchie… 394, eh! 
Si ricorda di me?  Magari mi ha vista in tv!".
- "No… Veramente io preferisco i programmi scientifici.. quelli veri… tipo Quark..".
Alla risposta di Candido, Handrew tornò in sè.
- "Lo avete sentito?! Checcazzo fai, Candido?!
Rispondi pure?! La scema non ha capito niente perché è sorda!
Dille quello che vuoi, ma prendi i soldi e filiamocela!", disse Fottiti.
- "Il colpo della vita! Non ci credo! Finalmente! 
E la sua riuscita è nella mano sbagliata di sto coglione!", disse Yeah!.
- "Ssssi… dicevo…", ma il momento di lucidità per Candido era passato e, adesso, iniziava a recitare a soggetto.
- "I soldi, no? Lei li prende e.. poi.. me li da!".
- "E come faccio?! Se non mi da gli estremi del suo conto, come faccio a farle fare il suo prelievo?!".
- "Questa è scema!", disse King.
- "Per me è più scemo lui… Si vede! Non ha stile! Zero!", commentò Liolà.
Candido insistette.
- "Non voglio i miei soldi! Che rapina sarebbe?!".
- "Ah! Ma, perché? E' una rapina?!"
- "Credo di si!".
- "Come "crede"?!", chiesero Handrew e la cassiera.
- "Una rapina suona male, eh? ..Sì.. sa di disonesto…".
- "Basta! Chiamo le guardie!
Ma guarda se doveva capitarmi il rapinatore inesperto, indeciso e pure brutto!
Sono proprio sfortunata!".
- "Brutto?!", chiese Candido. "Come si permette?!"
- "Già! Come si permette?! Fottiti, donna!", disse chiaramente Fottiti, che per la prima volta prese le difese del povero Candido. "Un dito al culo è più affascinante di te! Perfino Liolà! A chi hai detto "brutto", eh?! Ripetilo! Dai, ripetilo!".
- "Fottiti ha perfettamente ragione!", si intromise King. "Candido! Cosa ci stiamo a fare qui?! Le guardie arriveranno tra poco! E tu, devo dire, per inciso, sei un inetto!
Ma noi non rimarremo qui a farci insultare da questo gorilla in abiti femminili di pessimo gusto! Alla macchia!".
- "Dove?!", chiesero tutti.
- "Scappiamo, bestie!".
E così fecero.
Candido infilò Handrew nella profonda tasca della sua giacca e corse fino all'uscita.
Incredibilmente riuscì ad eludere le guardie, imbroccare la porta e, una volta in strada, iniziò una corsa disperata.
Corse per isolati e isolati.
Finalmente si fermò all'ingresso di un parco.
Notò alla sua sinistra, vicino ad una fontanella, una panchina.
Bevve e si sedette.
Era stanco. Provato. 
Dopo poco prese a parlare.
- "Ammettiamolo! Come malvivente faccio cagare!".
- "Lo puoi dire forte!".
- "Eh, sì!".
- "Già!"
- "Non provo neanche a contrariarti", furono i commenti di Handrew.
- "Coglione!". 
Fottiti.
Aveva parlato per ultimo.
Gli piaceva tenersi il gran finale.
L'uscita ad effetto. Gradasso qual era.
Candido continuò.
- "Se anche voi voleste delinquere, io vi sarei di intralcio.
Riflettete.
Vi conviene mettere la testa a posto e convertirvi!".
- "Qui si parla addirittura di conversione!", disse Handrew.
- "Sissignore! Ho capito che uno dei due deve deporre le armi! E non posso essere io! 
Adesso mi è chiaro! E' come un'epifania!", disse Candido.
- "Amen!", rispose King. E continuò.
- "Senti, Candy-Candy… Tu ci chiedi un passo che noi non possiamo compiere.
Così come non potresti immaginare la tua vita diviso tra delinquenza e scommesse clandestine, così per noi è impensabile anche solo l'idea di recarci in Chiesa e far parte del coro la domenica.
Ecco. Il problema è proprio questo.
Noi non faremo mai parte del coro.
Non puoi salvarci da noi stessi.
Quindi, eccoti la mia proposta.
Vivremo da separati in casa!"
- "Cioè?!", fece Candido perplesso.
- "Lascia perdere quell'idiota di King!", disse Yeah!.
- "Subentro io!"
Sono stanco di tutti voi, ma, ahimè, temo che dovremo convivere, quindi.. Sposeremo la convivenza!".
- "Ve l'ho detto: io non mi sposo!", disse appunto Non-mi-sposerò-mai.
- "Carogna! Lascia parlare Yeah!", disse Fottiti.
Yeah! riprese.
- "Comunicare è forse la cosa più difficile da realizzare.
Si può vivere insieme per anni… e non conoscersi… né comprendersi mai.
Il fatto è che non ci si accetta!".
- "Sì! Ci vuole una bella accettata! E non se ne parla più!
Propongo di iniziare da King, che è il più piccolo e non serve ad un cazzo!", disse Liolà.
King stava per rispondere, rosso in volto, quando lo zittì Candido.
- "Basta! E sia!
Avete vinto voi!
Siete parte di me! Non voglio privarmi di anche solo uno di voi! 
Siete speciali e, in fondo, animate la mia vita.
Non cambierete mai. Va bene.
Ma, neanche io!
Vi darò filo da torcere!
E, alla fine, entrerete in Paradiso con me!".
- " Se avessi le palle, me le toccherei..!".
- "Il solito miscredente…".
- "Ragazzi! Ancora credete in entità superiori o soprannaturali?!  Sapete come la penso…".
- "Sì, sì! E chi se lo scorda!".
- "Non riuscite proprio a confrontarvi senza scontrarvi, eh?"
- " Cazzo, no! Non iniziare con le palle filosofiche! Nontireggo!".

Era cambiato qualcosa?
Probabilmente no.
Ma, forse, il segreto della vita di Candido e di Handrew era tutto lì.
A volte non serve cambiare.
A volte basta restare uniti.
E scegliersi. 
Anche se completamente diversi.
Scegliersi.



FINE

IL BAMBOLO



Era unico nel suo genere.
Viveva in un sexy shop.
Per la precisione, sul quarto scaffale di un espositore, posto tra "Molly - La Dea che arrapa" e le confezioni di "Cazzetti integrali iperproteici: 100% sgrassa fica", che, per la verità, non avevano grande mercato.
Ed ecco spiegato il motivo per cui "Lenny - Il bambolo gonfiabile" era stato sistemato accanto ai cazzetti: non aveva mercato.
Quando Bob, il proprietario del sexy shop "Cose dell'altro mondo", aveva avviato l'attività, si era convinto che avrebbe fatto soldi a palate fornendo il negozio di una serie di articoli introvabili ed esotici.
Bob aveva così speso cifre ridicole in:
- falli di gelatina, poi invenduti perché chiaramente inutili;
- lingerie di chewingum, rivelatasi di una scomodità senza pari, soprattutto perché, una volta masticata, si perdeva per qualche ora la funzionalità mandibolare;
- calze a rete pelose, con veri ciuffi di peli che saltavano qua e là fuori del collant. in questo modo, chiunque le avesse indossate, uomo o donna, avrebbe spiazzato il partner. E nella confusione dei ruoli, l'eccitazione sarebbe arrivata alle stelle, così almeno assicurava il produttore. Articolo invenduto ovviamente.
- e Lenny: il bambolo gonfiabile.
Lenny era la scommessa più ardita di Bob, quella in cui aveva riposto ogni speranza di arricchimento.
Un articolo di lusso. Solo per pochi.
Era morbido, delicato.
Aveva un colore indefinito che cambiava a contatto con gli umori e il calore umani, per cui sembrava proprio arrossire come una vergine se infilavi, nella "o" perfetta della sua bocca, un cazzo o una lingua (se volevi provare la novità data da un bacio al caucciù).
Il pene sempre eretto e un buco del culo che chiamava dita, vibratori, peni, manici di scopa, candelabri, colli di bottiglia e criceti, tutti a divertirsi.
Insomma, Lenny si prestava tanto alla scopata omo quanto a quella etero e Bob puntava tutte le sue fiches su questo, non tralasciabile, dettaglio.
Il punto era che Lenny era sfortunato.
Finiva sempre per essere protagonista di eventi curiosi.
Come quella volta che entrò in negozio una vecchina.
- "Giovanotto!", disse con voce sicura di sé rivolgendosi a Bob. "E' lei il proprietario di questa agenzia?"
- "Agenzia? Non la definirei così…", rispose Bob.
- "E come vuole chiamarla? Fuori c'è scritto "Cose dell'altro mondo", quindi questa è un'agenzia di pompe funebri!
Amen! E pace all'anima dei miei cari morti: mio marito Willy, il reverendo John, le zie Mable, Maple e Apple e il mio caro bracchetto Alfie!".
- "Guardi, si sbaglia.. Qui noi celebriamo la vita, non la morte!".
La vecchia lo guardò come si guarda uno che prova a barare giocando a Bingo il sabato pomeriggio in parrocchia.
Ne conosceva parecchi di quei vermi senza scrupoli.
- "Senta… per me di "Altro mondo" ce n'è uno solo e in esso hanno trovato la pace eterna i miei cari morti: mio marito Willy, il reverendo John, le zie Mable, Maple e Apple e il mio caro bracchetto Alfie!".
- "Sssi… però… Insisto.. Sta equivocando! Si guardi intorno!".
La signora diede un'occhiata in giro, finchè notò Lenny.
- "Casse da morto in plexiglass.. Me ne avevano parlato.. 
Ma, guarda che roba!  Che stato di conservazione!
Giovanotto! Vedo che imbalsamate i cari estinti!
Ah! Se solo lo avessi saputo, avrei portato qui tutti i miei cari morti: mio marito Willy, il reverendo John, le zie Mable, Maple e Apple e il mio caro bracchetto Alfie!".
Bob iniziava ad innervosirsi.
- "Certo, però.. Che espressione, il volto! La bocca è totalmente innaturale..!".
Così Bob irruppe dicendo - "Certo! E' l'espressione di un succhiacazzi!".
- "E' tipica di tutti i pupazzi?!", capì l'anziana.
- "Giovanotto! Lei dovrebbe avere più rispetto per chi è passato a miglior vita! Anche se quel cadavere ha proprio l'aria di uno cui hanno infilato in bocca un cetriolo, pace all'anima sua!
Non credo che venderà mai quell'articolo..
Di certo, se i miei cari morti: mio marito Willy, il reverendo John, le zie Mable, Maple e Apple e il mio caro bracchetto Alfie fossero qui concorderebbero senza dubbio con me! Addio!", e, così gridando, uscì.
Bob era sconvolto. Soprattutto per via dell'anatema.
Voleva vendere Lenny con tutte le sue forze.
O come quella volta che si presentò una coppia di sposi che, esaurita la spinta erotica legata alla luna di miele, era alla ricerca di un sex toy alternativo.
Bob, disponibile come sempre, li accompagnò a fare un tour tra gli articoli insoliti.
Entrambi notarono Lenny quasi immediatamente.
- "Stellina, hai visto sul quarto scaffale?", chiese Lui.
- "Sì. Ma non chiamarmi stellina.", lo stroncò Lei.
- "Mi ricorda lo zio Jimmy, pace all'anima sua!", disse Lui.
Nel sentire pronunciata quella frase, Bob pensò alla vecchia e alla sua maledizione. - "Lenny! Sa da morto! Nooo!", e si toccò furtivamente le palle.
- "A me ricorda più tuo cugino Roger…", commentò Lei.
- "Mio cugino Roger non ha quell'espressione totalmente innaturale, patatina!".
- "Oh, sì che ce l'ha! E non chiamarmi patatina!".
- "Come vuoi tu, zuccotto!".
- "Non azzardarti a chiamarmi zuccotto!".
- "Oh, certo! Ma, per carità! Calmati, carotina!".
- "Vuoi che te la infili su per il culo la carota?!".
Lui tacque. Ci pensò su e chiese a Bob - "Avete un settore dedicato agli ortaggi fallici?".
Bob lo fissò e si morse le dita al pensiero di non avere investito neanche un cent sugli ortaggi fallici.
Che errore di valutazione.
Allargò le braccia sconsolato.
Insomma, sembrava proprio che Lenny sarebbe rimasto un articolo invenduto.
Fino al giorno in cui la sua sorte cambiò.
Perché arriva un momento nella vita di chiunque in cui tutto viene stravolto.
Non si sa come né perché, ma accade.
Il suo futuro si chiamava "Kiss my ass", una casa cinematografica specializzata in porno, come lo stesso nome suggeriva.
Lenny sarebbe diventato un porno attore.
O meglio uno stunt-man.
O meglio un preparatore atletico.
O meglio una serie di buchi in cui gli attori porno potevano scaldarsi in attesa di girare le scene.
A Bob non sembrava vero.
Con la sua vendita e con l'accordo di una percentuale sui film girati, arrivarono finalmente i soldi.
Che colpo di fortuna!
Soprattutto per Lenny.
La sua fu una carriera cinematografica lunga e soddisfacente.
Da figura che lavorava dietro le quinte, divenne lentamente prima sex toy ripreso distrattamente perché dimenticato dalla troupe su una poltrona, poi comparsata ammiccante, ancora antagonista discreto specializzato in anal, in seguito giovane promessa del porno e, quindi, figura consolidata dello star system.
Si poteva sempre contare su Lenny.
Tempra immutabile.
Durata eccezionale.
Zero pretese sindacali.
Orari di lavoro oltre i limiti dello sfruttamento.
Sicurezza igienica.
Astenersi perditempo.
Lo showbiz investì parecchio su di lui e così girò un numero considerevole di pellicole.
Tra le più famose: "Sono come tu mi vuoi" (1, 2, 3 e 4, ma già al terzo gli autori notarono in lui un po' di stanchezza interpretativa..), "Sfondato", "Uomini dentro", una storia sentimental-gay, "Rocco vs Lenny", accanto ad un colosso del genere e l'immancabile "Tutti pazzi per Lenny".
In breve, Lenny divenne oggetto di desiderio di molti uomini e di molte donne.
Tutti se lo contendevano e Lenny soddisfaceva tutti.
Tutti chiedevano e a tutti Lenny dava.
Era un bambolo vezzeggiato, stimato, ambito.
Era un bambolo di lusso.
Era "Il Bambolo".
Ma, ogni volta che Bob incassava gli assegni provenienti dalle pellicole di Lenny, immancabilmente pensava:
- "Peccato che portasse sfiga!".

FINE