martedì 28 marzo 2017

Il mio Lear

Personaggi

Charles Smith, Professore Università di Cambridge

Lear, Re di Britannia

Cordelia, figlia di Re Lear

Matto

Servo 

Ambientazione

Atto V, scena III del “Re Lear” di William Shakespeare.



(Atto I, scena I

Prigione del Castello)



SMITH: “Nel posto giusto e al momento giusto!
Anzi direi in anticipo!
Tutti i personaggi di questa triste tragedia sono ancora vivi e dipende solo dal mio ingegno mantenerli tali!
Quindi, visto il mio arrivo anzitempo, avrò modo di strutturare un piano d’azione!

(Smith viene distratto dall’architettura delle prigioni)
…Certo che questi palazzi britannici hanno proprio bisogno di un restyling romanico!
Ahimè! E’ ancora presto per un recupero aulico: siamo ancora in altissimo Medioevo!
Manca proprio il senso della monumentalità, del rinnovamento!
E questi massi informi?! Che orrore!”

(Si sente gridare all’interno del carcere)
Oh! Ma è meglio che mi affretti, se non voglio che la povera Cordelia e quello sciagurato del Matto perdano le loro vite e con esse perda definitivamente il senno il canuto Lear!”


                                                               Smith esce


(Scena II)


SERVO: “Volete stare fermi tutti e tre?!
Mi state facendo diventare pazzo!”

LEAR: “Anche tu?! Allora non sono da solo!”

MATTO: “Ma no, zietto! Non saresti da solo comunque: anche io sono Matto!”

LEAR: “Ma tu sei Matto per compiacere me!
Invece, boia di un servo, hai forse anche tu due figlie che ti hanno lasciato in brache di tela, ossia in mutande?
Perchè a me è capitato così!”

SERVO: “Tze! Non sono i figli che non ho a farmi diventare pazzo: siete voi!
E, comunque, mi guardo bene dall’avere dei figli: non sai mai come potrebbero venire su!”

LEAR: “E’ proprio quello che ti dico!
Rischi di ritrovarti fuori di una misera e umida capanna, nel bel mezzo di una tempesta, ad urlare contro il Cielo e i suoi spaventosi elementi il tuo dolore di padre oltraggiato!
…e dire che avevo speso bei denari per la loro istruzione!
Sangue irriconoscente: più crudele del morso di una zanzara!”

CORDELIA: “Era del serpente, il morso, padre.. Ricordate?”

LEAR: “Ma le zanzare sanno essere sanguinarie!”

MATTO: “Bella battuta, zietto!”

LEAR: “E che prurito!”

CORDELIA: “Comunque era il serpente..”

SERVO: “Ma che importanza ha?!”

CORDELIA: “E’ che io dico sempre le cose come stanno. Niente di più, niente di meno…”

LEAR: “Lo so bene, esageratamente sincera Cordelia!
Tu e il tuo bisogno di onestà ci hanno messo in questa odiosa situazione!”

MATTO: “Eh, ma anche tu, amico mio! Io te lo avevo detto: Non spogliarti del tuo Regno prima del tempo e cerca di diventare saggio prima d’esser vecchio!
Ma tu mi hai ascoltato? Macchè!”

CORDELIA: “Non prendertela con papà!
Sono state quelle belve senza sentimenti delle mie sorelle a ridurlo così!”

MATTO: “’Nsomma…!”

LEAR: “Cosa vuoi dire, malandrino amico mio?”

MATTO: “Beh, zietto, potevi pure essere meno permaloso!
In fondo, Cordelia vi ha solo detto che vi amava come è d’uopo che una figlia ami un padre!”

LEAR: “Ma io sono il Re di Britannia! E ho pure i miei annetti!
Che fine hanno fatto l’adulazione servile e l’accondiscendenza sottomessa?!
Io mi aspetto cerimoniali untuosi, inutili ed esagerati!
Che me ne faccio della sincerità?!
Un Re, per definizione, va adulato!
Me l’hanno spiegato per bene alla scuola dei Re, quando ero un bimbetto: Lo sanno tutti!
E poi perchè mi dici queste cose?!
Lo vedi in che situazione siamo?!
Quel vile servo ci vuole impiccare! Sono così abbattuto!”

MATTO: “E allora risolleverò il tuo animo sconsolato!
Lo sai perchè il pescatore non usa il canotto?”

LEAR: “Perchè?”

MATTO: “Perchè sugli scogli fa il botto!”

LEAR: “Ancora, ragazzo!”

MATTO: “Ti accontento immantinente!
Sai cosa dice la vacca al toro?”

LEAR: “No, caro!”

MATTO: “Ma le vacche non parlano, è ovvio!”

SERVO: “Ma che diavolo…?!”

MATTO: “E quante corna ha un toro?”

LEAR: “Dimmelo tu!”

MATTO: “Dipende dalla vacca!”

CORDELIA: “Sei proprio un Matto spiritoso!”

SERVO: “Ma cosa dici?! Non fa ridere! Nulla di quello che dice è divertente! Mai!
Possibile che me ne renda conto solo io?!
Sono tre ore che ascolto ste scemenze!
E ora devo impiccarvi!
Forza: Chi è il primo?”

MATTO: “Non si dice sempre “prima le signore…”?!”

LEAR: “…e per ultimi gli anziani…”

CORDELIA: “Voi! Come potete?!”

SERVO: “Spicciatevi che ho da fare! Mica devo impiccare solo voi oggi?
Le prigioni sono piene di ostaggi francesi…”

LEAR: “Ammazzateli tutti, quei mangiarane!”

MATTO: “Veramente, zietto, sono mangialumache! Considerano quei cosi appiccicosi un piatto da fine gourmet!”

LEAR: “E come fanno a digerirne le casette?!”

SERVO: “Ma quelle non si mangiano! Lo so perfino io!”

MATTO: “Magari ben trite, accompagnate da un buon sughetto.. e via di scarpetta col pane!”

LEAR: “Ah! Quei mangiabaguette!”

CORDELIA: “Ma sono dei viscidi invertebrati! Che disgusto!”

LEAR: “Hai proprio ragione, cara!
Francesi: popolo di rammolliti pusillanimi!”

CORDELIA: “Io mi riferivo alle chiocciole…”

SERVO: “Quando avete finito col vostro siparietto…”

MATTO: “Ti farò cambiare idea, boia crudele!
Una storiella delle mie fermerà la tua delittuosa mano!”

LEAR: “Pensaci tu, birbantello fedele!”

CORDELIA: “La mia saggezza mi suggerisce di imporre al Matto di tacere..
Mi sa che al servo non garbano le storie folli del Fool…”

MATTO: “Folli del Fool! Eh, eh!
Il Fool, in fallo, fa il folle!”

SERVO: “Ma che dici?!”

MATTO: “Oh, nulla! Il folle farfuglia fuffa!”

SERVO: “Ti ammazzerò per primo, è deciso! Almeno mi libero di te!”

MATTO: “Ah! “Questo è il peggio”!”

Entra trionfante lo Smith

SMITH: “Il peggio ancora può - e deve - venire!”

(a parte)
Ah! Mi catapulto sulla scena citando addirittura il Bardo in persona!
Che entrata ad effetto! Che eroismo! Che intensità! E che puntualità!”

TUTTI: “E voi chi siete?!”

SERVO: “Un francese? Devi aspettare il tuo turno, amico…”

LEAR: “Ma si vede che non è francese!
Osservatene la prestanza fisica!
I francesi sono melliflui e lattiginosi!”

MATTO: “A me non sembra tanto energico…”

LEAR: “Di certo non indossa una di quelle pidocchiose parrucche di corte dei galli!”

MATTO: “Sarà.. ma a guardar bene, i suoi capelli hanno un che di posticcio…”

SMITH: “Avete per caso parlato con le tre Streghe di Scozia?!”

LEAR: “Non mi piacciono le isole e quella, poi, è così umida…”

SMITH: “Meglio così, mio Signore! Potreste anche incontrarvi tre streghe malevole, esperte nell’inventare storie infondate e infamanti sulla vostra fluente chioma…”

LEAR: “Ma io ho un ciuffo di capelli bianchi! Quale fluente chioma?!”

SMITH: “Lasciate perdere! Che si sappia, comunque, che io Professor Charles Smith, emerito dell’Università di Cambridge, non indosso alcun parrucchino!”

MATTO: “E siete intervenuto da chissà dove per comunicarci questo?!”

SMITH: “Certo che no!”

SERVO: “E allora diteci! Che qui stiamo stretti con i tempi! E a quest’ora avrei già dovuto impiccarne almeno due…”

CORDELIA: “La fretta è cattiva consigliera, servo operoso! Chiedete a mio padre!”

LEAR: “Umpf! Non mi va di riprendere la questione…
Insomma, siete davanti al grande Re di Britannia!”

MATTO: “…Ex Re di Britannia…”

LEAR: “Pure tu?! Non mi va di riprendere neppure quella questione!”

MATTO: “Non insisto…”

LEAR: “Eppure esisterà qualcuno che non voglia sempre contraddirmi!”

SMITH: “Ce l’avete davanti ai vostri occhi, gemme incastonate di raro splendore!
Sono onorato di poter incontrare Vostra Magnificenza!
Solo a guardarvi sento in me esplodere forte la determinazione a seguirvi, onorarvi e amarvi come il più caro dei padri!”

LEAR: “Finalmente un adulatore!”

SMITH: “Sono solo un uomo la cui bocca Vi esalta nelle sue preghiere come suo grande patrono! Solo un uomo che ama dire il Vero!”

CORDELIA: “Ah No! Qui solo io dico la verità! E voi siete un ruffiano!”

LEAR: “Ma perché dovete rovinarmi sempre la festa?!
Arriva uno che mi rispetta come merito e, niente da fare!, lo mettete a tacere!
Povero vecchio sfortunato che sono!”

MATTO: “Calma, Tutti! Che ci fate qui, dunque?”

SMITH: “E’ presto detto! Io vengo dal futuro!”

SERVO: “Ci mancava il terzo matto!”

MATTO: “Secondo! Io lo faccio per diletto ma con metodo!
Sono un professionista!”

LEAR: “Io matto lo sono diventato! Non lo sono sempre stato: una volta ero giovane!”

SMITH: “Ma non sono matto! E dico il vero, vi dico!”

CORDELIA: “Ancora?! Ho detto che solo io dico il vero! Volete un esempio?
La foggia della vostra acconciatura è datata, per nulla moderna!”

MATTO: “Questa sì che è un’affermazione vera!”

SMITH: “Come?! Il mio taglio va per la maggiore a Cambridge! E poi che avete voi donne contro i miei capelli?! E’ una persecuzione!”

SERVO: “Comunque, Bellicapelli, che ci fai qui?”

SMITH: “Sono venuto a salvare da morte certa Cordelia, il Matto e l’immortale Re di Britannia, Lear!”

SERVO: “E perchè? Chi ti manda?”

SMITH: “La mia missione ha del Divino poichè ispirata dal fuoco ardente della Letteratura e dal desiderio di rimediare alla triste caduta di Lear! Una caduta legata al suo errato giudizio sulle figlie!”

LEAR: “Pure tu?! Ma ce l’avete tutti con me?
Ho sbagliato! Lo ammetto!
Aaaahhh! Non se ne può più!
Io non penso esista un altro re bistrattato dai propri sudditi come me!
Eppure un Re dovrebbe essere come un Sole, splendente e indiscutibile, per tutti: figli, matti e sudditi!”

SMITH: “Per quello, mio grande Signore, occorrerà aspettare fino al 1600, quando Luigi XIV si pregerà del titolo di Re Sole e da tutti verrà onorato e riconosciuto come una fulgida e luminosa stella!”

LEAR: “Sicuramente un uomo di Britannia!”

SMITH: “No! Un francese!”

LEAR: “Sei pazzo davvero, allora!”

SERVO: “A questo punto, direi di iniziare con le esecuzioni..”

SMITH: “Non lo farete! Sono venuto apposta dal grigio e malvagio mondo reale per impedire il compimento di una tragedia intollerabile!”

LEAR: “E impediscila, allora!”

SERVO: “Come penseresti di impedirla?
Io sono armato, il carcere è pieno di guardie pronte ad accorrere alle mie grida d’aiuto e tu sei solo! E senza un’arma con te!”

MATTO: “Mi chiedo che razza di salvatore siate! Nessun uomo d’onore girerebbe senza una spada saldamente attaccata alla cintola!”

SERVO: “…neanche un pugnale…”

MATTO: “…una fionda anche piccola…”

CORDELIA: “Magari ha una cerbottana di carta e dardi velenosi nascosti sotto le vesti… Qualsiasi cosa sarebbe meglio del vostro nulla!”

SMITH: “A che servono le armi quando la fermezza e l’abnegazione combattono contro l’ingiusto abuso? Fidatevi delle mie parole e della mia buona fede!”

MATTO: “Qui non si tratta di fidarsi.. E’ che per evitarci il cappio al collo servono più delle vostre parole! Non sappiamo nemmeno se siete un rispettabile cavaliere o un mercenario…”

CORDELIA: “Esattamente! Dateci le vostre credenziali!”

LEAR: “Saggia Cordelia! Hai ragione!
Senza aver verificato le vostre credenziali, rifiutiamo di farci salvare!”

SMITH: “E’ evidente che siete confusi e provati dal dolore..”

LEAR: “Le vostre referenze, per favore!”

SMITH: “Ma ne sono sprovvisto!”

CORDELIA: “Un documento ufficiale del Regno di Britannia…”

MATTO: “…o una raccomandazione.. anche di un signorotto di periferia…”

SERVO: “…un libretto delle giustificazioni…”

CORDELIA: “…ma pure un’autocertificazione, a sto punto!”

SERVO: “Questo non ha nulla!”

LEAR: “Non avete un’arma! Non avete nemmeno una letterina di presentazione! Ma che avete?!”

SMITH: “Dei dadi!”

MATTO: “E voi vorreste giocarvi ai dadi le nostre vite?!”

SMITH: “No! Giocheremo alla morra! I dadi non sono ammessi in nessuna sfida fra gentiluomini…”

CORDELIA: “La morra, invece…!”

MATTO: “Mi chiedo perché chiamino ME “Matto”: Io almeno so far ridere la gente!”

SERVO: “Quello non lo sai fare proprio!”

MATTO: “Umpf! Ma che ne sai tu dell’arte comica!”

LEAR: “Ah! Cordelia! Figlia mia! Non potevamo rimanere soli io e te?! Lontano da tutti sti pazzi?! Nessuno è in grado di salvarci!”

SMITH: “Vi dico che ci sono io, mio Signore! E propongo una sfida alla morra!”

SERVO: “Ma di cosa state parlando?! Che cos’è sta morra?!”

SMITH: “Forse, servo plebeo, conosci il gioco come “sasso-carta-forbice”…”

SERVO: “Ah, è quello! Certo che lo conosco! Anzi, sono un campione in quel gioco! Hai scelto male il campo su cui sfidarmi, amico!”

CORDELIA: “Ma allora siamo condannati!”

MATTO: “Siamo sicuri che tu ci voglia salvare?! Mi sembra che tu abbia calcolato tutto per farci morire più rapidamente…”

LEAR: “Ma poi perché la morra?!”

SMITH: “Ho pensato che non sarebbe stato corretto umiliare il mio avversario in un gioco da gentiluomini…”

MATTO: “Bravo, ma veramente bravo! Così verrai umiliato da un servo qualunque in un’umida prigione di Britannia e noi perderemo comunque la vita!”

SMITH: “Ingrati!”

CORDELIA: “Addirittura!”

SERVO: “A sto punto, ho proprio voglia di giocare un po’… Sarà divertente, poi, vedervi penzolare dalla forca dopo aver vinto contro un damerino impomatato!”

SMITH: “Non sono mica impomatato!”

LEAR: “Allora non è brillantina quella sostanza lucida e vischiosa sui vostri capelli?!”

SMITH: “No! Sono i miei riccioli naturali…”

MATTO: “Naturali…?!”

SMITH: “Ancora?!”

CORDELIA: “Meglio non indagare…
Comunque, che si fa?”

SERVO: “Si gioca!”


(Scena III)


(Smith e il Servo sono ai lati opposti di un tavolino. Lear, il Matto e Cordelia alle loro spalle)



SMITH: “Prima di iniziare il gioco, ci tengo proprio a dire quanto io sia onorato d’essere qui a salvare le vostre preziose vite!”

SERVO: “Vedremo presto se salverete le vite di questi scocciatori o se finirete anche voi con una bella collana di iuta al collo!”

LEAR: “Come iuta?!”

MATTO: “Zietto, non credo che fabbrichino corde di seta o di lino, sai?”

LEAR: “Certo che le fabbricano! E io ne esigo una! Sono sempre il Re di Britannia!”

MATTO: “Ex Re di Brit…”

LEAR: “E basta!”

SERVO: “Magari, Vossignoria vorrebbe perfino che chiamassi un artigiano e gli commissionassi una bella corda damascata per voi….”

LEAR: “Mi sembrerebbe il minimo….”

CORDELIA: “Ma per spezzare le ossa del collo ci vogliono materiali resistenti ed elastici… la seta non va bene!”

LEAR: “Ma tu da che parte stai?!”

CORDELIA: “Volevo solo essere pratica… ragionevole…”

LEAR: “Ragionevole?! Ma chi vuole essere ragionevole?! E poi io non ne ho bisogno: sono pazzo! Lo sanno tutti! Pure nel futuro, a quanto pare!”

SMITH: “Esattamente!”

MATTO: “Io come sapete sono “Il Matto”, quindi….”

SMITH: “Non ci sarà bisogno di usare nessuna corda! I nostri colli rimarranno integri! Giochiamo, dunque!”

SERVO: “Forse sarebbe il caso di dare una ripassata alle regole del gioco…”

SMITH: “Quali regole?”

SERVO: “Tanto per essere chiari..
Il sasso spezza le forbici. Le forbici tagliano la carta. La carta avvolge il sasso. Punto. Senza nessuna aggiunta o modifica.”

SMITH: “E le varianti spurie?”

SERVO: “Se sono “spurie”, per l’appunto, non valgono!”

MATTO: “E chi l’ha detto?!”

LEAR: “La Morra britannica ha le sue regole!”

SERVO: “Ma non esiste la morra britannica!”

CORDELIA: “Effettivamente…”

LEAR: “Io devo avere sbagliato qualcosa di veramente grosso con le mie figlie.. Non si spiega altrimenti!”

MATTO: “Lo zietto ha ragione! Siamo in Britannia quindi giocherete alla Morra britannica!”

SMITH: “Non ne conosco le regole, ma se dite che c’è.. Giochiamoci!”

SERVO: “E quali sarebbero le sue regole?!”

LEAR: “Occorre semplicemente introdurre due nuovi segni nel gioco!”

SERVO: “Ma quali?!”

LEAR: “Lucertola e Artù!”

MATTO: “Interessante! …Quindi, quali sono le nuove combinazioni?”

LEAR: “Le forbici tagliano la carta.
La carta avvolge il sasso.
Il sasso rompe le forbici.
Le forbici decapitano la lucertola.
La lucertola mangia la carta.
La carta smentisce Artù.
Artù vaporizza il sasso.
Il sasso schiaccia la lucertola.
La lucertola avvelena Artù.
Artù rompe le forbici!”

SMITH: “Stupefacente!”

SERVO: “Ma non ha senso!”

CORDELIA: “Come no?! Lo trovo così interessante questo gioco!
Introduciamo ulteriori segni!”

MATTO: “Mi sembra una splendida idea!”

SERVO: “A me no!”

CORDELIA: “Ma sì! Introduciamo “Acqua”, “Fuoco”, “Sabbia” e “Vento”!”

SERVO: “Le combinazioni saranno assurde e inverosimili!”

MATTO: “Secondo me saranno spassose!”

CORDELIA: “L’acqua arrugginisce le forbici e il fuoco le liquefa!”

LEAR: “Finalmente una saggia idea, figlia mia!
Il vento spazza via la carta e la sabbia blocca Artù!”

MATTO: “L’acqua rende la sabbia fango! E il fuoco la cristallizza in vetro!”

CORDELIA: “La lucertola beve l’acqua e il fuoco arrostisce la lucertola!”

LEAR: “L’acqua annega Artù e lucertola in un colpo solo! E amen!”

MATTO: “Tocca a te, Smith!”

SMITH: “Certo: La lucertola fa un buco nella sabbia!!”

TUTTI: “E quindi?!”

SMITH: “Ci si fa la tana, povera bestiola!”

MATTO: “Sì.. ma, nel gioco, patta?”

SMITH: “Vince la lucertola!”

SERVO: “E no! Vince la sabbia!”

SMITH: “E perché?!”

SERVO: “Prima di tutto, le lucertole non scavano buche! E di certo, se cercano riparo per deporre le uova o difendersi dai predatori, non scavano buche nella sabbia! Sarebbe come suicidarsi!”

LEAR: “Ma perché?!”

SERVO: “Perché la sabbia crolla, è ovvio! Perfino una lucertola lo sa!”

SMITH: “Ma la lucertola è leggera e corre veloce!”

TUTTI: “E quindi?!”

SMITH: “Può scappare come se avesse il pepe al culo in caso di smottamenti!”

CORDELIA: “Beh! In caso di frana, la lucertola avrebbe da correre troppo velocemente: la furia degli elementi è imbattibile! Per me, vince la sabbia! Io concordo col Servo!”

SERVO: “Grazie!”

LEAR: “Ma tu, figlia contestatrice, devi essere contro il Servo “a priori”! Lui dice che il fuoco brucia la carta? E tu contesti che la carta, se è scritta di pugno dal Re in persona, non può bruciare!”

CORDELIA: “Ma questo è impossibile! Non posso non dire il vero!”

LEAR: “Ah! Quanto lo so, pignola figlia mia!”

MATTO: “E’ solo colpa dello Smith!”

LEAR: “Hai proprio ragione, amico mio sincero!”

CORDELIA: “Sì! Questo è verissimo! Tutta colpa sua!”

SMITH: “Mia?! Ma se sono qui per salvarvi!”

MATTO: “Finora, non mi pare che tu sia riuscito nella tua impresa…”

CORDELIA: “Sei arrivato da chissà dove, col parrucchino, senza un’arma, senza una lettera di raccomandazione, con dei dadi addosso e non sai nemmeno giocare alla morra!”

SMITH: “Ma…”

LEAR: “Cosa hai da dire in tua difesa?”

SMITH: “Che non indosso il parrucchino, ovviamente!”

SERVO: “Gente ingrata e fastidiosa: c’è poco da fare!”

SMITH: “Ah! Povero me! Mi ero immaginato un ingresso ben più eroico nelle pagine di questo dramma!”

SERVO: “Quali pagine?!”

SMITH: “Quelle che stiamo vivendo! Quelle che ho letto per anni! Che milioni di lettori hanno letto per anni! Per secoli!”

LEAR: “Di che parli?!”

SMITH: “Questa è tutta una finzione letteraria scritta da William Shakespeare poco dopo il 1600! E’ come se fossimo a teatro e voi giocaste dei ruoli!”

MATTO: “Allora è proprio il mio habitat naturale!”

SERVO: “Non credo, sai? Penso che si siano sbagliati con le parti…”

MATTO: “Cioè?”

SERVO: “Tu non fai ridere! Dovevano assegnarti la parte di comparsa o di servo, per esempio… Ecco! Dovevi avere il mio ruolo!”

MATTO: “E cosa avresti interpretato tu?!”

SERVO: “Ho presenza scenica, tutti i miei capelli in testa e sono più furbo di voi: avrei potuto essere un Cavaliere o un Conte!”

SMITH: “Una volta per tutte: io non indosso parrucche!”

CORDELIA: “E basta, Smith! Che permaloso!”

SERVO: “E poi perché devo fare io il cattivo?!”

LEAR: “Io so fare solo il Re…”

MATTO: “…male, purtroppo!”

CORDELIA: “Io vorrei un ruolo diverso! Che noia le donne amorevoli e devote! Avrei preferito essere una figura potente, feroce e spietata!”

LEAR: “…Andiamo bene!”

MATTO: “Cambiamo le nostre sorti!”

SMITH: “Proprio quello intendevo fare!”

MATTO: “Ma tu vuoi salvarci solo dall’impiccagione!”

SMITH: “Beh, certo…”

MATTO: “Io propongo di andare oltre e di salvare, nei secoli dei secoli, la nostra reputazione!”

TUTTI: “Cioè?!”

MATTO: “Andiamo tutti da questo William e ci facciamo riscrivere il copione!”

SERVO: “…magari pure una riassegnazione delle parti non sarebbe male…”

SMITH: “Potremmo provare! Così come io sono giunto fin qui, voi potreste venire con me e viaggiare oltre il tempo e lo spazio e la fantasia!”

LEAR: “…Ma, allora, niente più impiccagione…?”

SERVO: “Umpf, no! Non mi va di passare per carnefice! Io amo i modi cortesi!”

MATTO: “Sei un grande uomo, devo ammetterlo!”

SERVO: “Vi avviso, però! Se una volta riscritto il copione e riviste le parti, continuate a scocciarmi così come avete fatto finora, si torna indietro e proseguiamo con l’impiccagione!”

LEAR: “…Io però vorrei continuare a interpretare il Re di Britannia…”

MATTO: “Ex Re di Bri…”

SERVO: “Tu credo che moriresti anche se ti cambiassero la parte.. Verresti ucciso dai tuoi stessi compagni di scena!”

LEAR: “Stavolta, devo ammettere che…”

SMITH: “Basta con le liti! E’ deciso: Si và!
E speriamo che, nella nuova stesura, il vecchio Lear sia un Re meno permaloso…”

CORDELIA: “Speriamo anche che il Signor William possa fare qualcosa per i tuoi capelli, caro Smith…”

MATTO: “Per quello, mi sa che nessuno può far nulla!”

SMITH: “Ma io…”

LEAR: “Lascia perdere, Smith! Andiamo!”




FINE

Il mio Macbeth

Personaggi:

Tre Streghe

Prof. Charles Smith, emerito dell’Università di Cambridge

Macbeth, Generale dell’esercito di Duncan, Re di Scozia

Banquo, Generale dell’esercito di Duncan, Re di Scozia

Lady Macbeth

 

 

 

ATTO I, SCENA I

 

 

(Charles Smith irrompe trafelato nella brughiera scozzese.

Le 3 streghe guardano il Prof con riluttanza e un pò di sdegno.)

 

SMITH:“Presto! Il futuro Re di Scozia e il suo ingenuo amico Banquo stanno per giungere in queste lande misteriose e fangose!”

 

1ª STREGA:“Ti rivolgi alle Sorelle Fatali, che con saggezza scelgono le sorti degli uomini, senza alcun timore, sconosciuto maestro di Cambridge...”

 

2ª STREGA:“...sconosciuto e senza neppure avere la robusta vigoria dei famosi e nerboruti canottieri di Cambridge...”

 

3ª STREGA:“...o il luminoso intelletto degli studiosi di Cambridge! Che ne sò..? Isaac Newton o Charles Darwin...”

 

SMITH: (occhiata perplessa)

“Sono sicuro che il mio nome vi sia noto perchè vostro è il compito di tessere l’arazzo del Destino del Mondo e in esso ordire, col vostro telaio, la vita di ogni persona.”

 

1ª STREGA:“Esattamente! Voi siete Charles Smith, scribacchino di Cambridge!”

 

2ª STREGA:“...già aspirante consulente di coppia dei giovani di Verona...”

 

3ª STREGA:“...e sfortunato scommettitore di cavalli della vicina Newmarket...”

 

SMITH: (imbarazzato)

        “Sapete proprio tutto, a quanto sento...!

 

1ª STREGA:“Certo! Siete sconosciuto ai più! Non a noi! 

Sappiamo altresì che indossate un parrucchino...”

 

2ª STREGA:“...e che lo indosserete sempre...”

 

3ª STREGA:“...almeno fino a quando, fra qualche anno, l’insolente Timmy, demonio travestito da biondeggiante seienne, vi trarrà con l’inganno davanti all’altare maggiore della St. Mary Church e ivi vi persuaderà ad accendere un cero!”

 

SMITH:“E il cero manderà a fuoco il mio elegante toupet!”

 

1ª STREGA:“No!”

 

2ª STREGA:“Dopo aver acceso il cero e devotamente pregato per il ritorno della chioma sulla vostra spennata e lucida testa...”

 

3ª STREGA:“...il mefistofelico Timmy vi sottrarrà dalla tasca gli zolfanelli, con cui darà fuoco alla Bibbia posta sul leggìo, proprio davanti al pulpito!”

 

SMITH:“E nel tentativo di spegnere l’incendio perderò il mio folto posticcio!”

 

1ª STREGA:“No!”

 

2ª STREGA:“Il messale infuocato cadrà dal suo legnoso sostegno...”

 

3ª STREGA:“...ciò attirerà l’attenzione del diacono in servizio durante la liturgia vespertina...”

 

SMITH:“Ma dura ancora molto questa profezia?”

 

1ª STREGA:“No!”

 

2ª STREGA:“Il diacono, spaventato dalle lingue di fuoco sprigionatesi dal libro  sacro...”

 

3ª STREGA:“...tenterà di arrestarne la diffusione soffiandoci sopra!”

 

SMITH:“Ma lo sanno tutti che non si deve soffiare sul fuoco!

           ...e immagino che il soffio alimenterà le vampate!”

 

1ª STREGA:“Sì!”

 

SMITH: “Aaahhh!”

 

2ª STREGA:“In poco tempo, la chiesa si accenderà di un fuoco eterno, quasi infernale...”

 

3ª STREGA:“...e finalmente una fiammata gagliarda raggiungerà il vostro capo e incenerirà all’istante quel repellente mucchietto di peli!”

 

SMITH:“E Amen!”

 

(Le 3 streghe si guardarono ammiccando)

 

1ª STREGA:“Sappiamo il motivo della tua visita!”

 

2ª STREGA: “Noi conosciamo tutto!”

 

3ª STREGA: “Già!”

 

(La terza strega fa l’occhiolino al Prof. Smith, che risponde con un’espressione disgustata)

 

SMITH: “Vi sarà noto allora, sgraziate fanciulle, che, in seguito alle vostre ambigue profezie, “voi-sapete-chi” macchinerà una serie di delitti per cui proverà rimorso, non mai pentimento!

La follia sanguinaria di “quello-lì” lo renderà dannato nei secoli dei secoli!”

 

1ª STREGA: “Ma perchè cavolo chiami Macbeth “quello-lì”?!”

 

2ª STREGA: “Voi-sapete-chi”...”

 

3ªSTREGA: “Io la trovo una perifrasi incantevole!”

(La strega lancia un altro occhiolino malizioso e Smith si sente pietrificato)

 

SMITH:

(Cauto e prudente)

“Ssssshhhh! Ma voi non dovreste sapere tutto?! Passato, presente e futuro?! 

Non sapete che il nome di “Mac-fa-be-fe-t-f” è in grado di arrecare presagi infausti e sinistri?! 

Sciagura si abbatterà su coloro che pronunceranno il suo nome!

Come fate a non saperlo?!”

 

1ª STREGA: “Macbeth?!”

 

2ª STREGA: “Vedrai, ci sarà da divertirsi con lui! ...Gli metti una pulce nell’orecchio e quello parte con una crociata!”

 

3ª STREGA: “Oh! Charlie! Ti preoccupi per noi! Non temere! Non ci capiterà nulla!”

 

SMITH, 1ª e 2ª STREGA: “Charlie?!”

 

3ª STREGA: “Prof. Smith mi sembra così serioso... inglese...”

 

1ª STREGA: “Insomma, imbrattacarte di Cambridge, cosa vorresti di preciso da noi?

 

2ª STREGA: “Incombenze e favori magici?”

 

3ª STREGA: “Il mio numero di telefono?”

 

(Smith, 1ª e 2ª strega guardano la 3ª strega sbalorditi)

 

“Meglio la mail, dici...?”

 

SMITH: “Desidero solo, in nome dell’arte e della vita, che quella del “Futuro Re di Scozia” non sia sempiternamente ricordata come la tragedia più cruenta di tutte!”

 

1ª STREGA: “Non è mica colpa nostra se il cuore di Macbeth languisce, sospira e arde dalla brama del potere!”

 

2ª STREGA: “E’ ovvio che ne resti consumato!”

 

3ª STREGA: 

(Guardando Smith e fissandolo per tutto il dialogo)

“Aaahhh! Consumato come la sete e l’arsura d’amore...!”

 

SMITH: 

(Sempre più allibito)

“E allora vi esorto ad intervenire per salvare l’Amore di “colui-che-sarà-re”!

 

1ª STREGA: “Ti riferisci a Lady Macbeth?!”

 

2ª STREGA: “Ah! Bella, quella! Proprio morigerata!”

 

3ª STREGA:“Indubbiamente devota!

Una donna appassionata che sa ciò di cui il suo uomo ha bisogno...”

 

1ª STREGA: “Si, si, si... Una vera lady dai sani, regolati e sobri costumi!

Ha predisposto una carneficina, Smith!

Altro che Grande Amore!”

 

2ª STREGA: “E per di più odiata dai posteri!”

 

3ª STREGA: “Io la trovo così amorevole col marito...!”

 

 

SMITH: 

(Alla 3ª strega)

“Sì! Ma smettete di guardarmi in quel modo! Mi imbarazzate!”

 

1ª STREGA: “Basta così! E’ sufficiente per noi!”

 

2ª STREGA: “Avrete quello che ci chiedete!”

 

3ª STREGA: “Ed anche il dono del mio cuore, folto Smith!”

 

LE 3 STREGHE INSIEME: “Verrà Macbeth, col suo generale Banquo, al nostro cospetto e parleremo con lui. 

Le arti divinatorie saranno nostre alleate. 

Lo studio dei fulmini e delle viscere di topi e rettili ci renderanno sagge e ci istruiranno al meglio per esplorare gli oscuri territori della conoscenza e del cuore umani.

Egli udrà, dalle nostre bocche stregate, parole rivelatrici, assisterà a visioni profetiche e farà sogni oracolari, ma nessuno di essi lo guiderà verso il suo sanguinario destino!

Prevediamo un incontro esilarante!

Una vera farsa shakespeariana!”

 

3ª STREGA:

(A parte)

“...le viscere di topi e rettili, dovremo scrutarle per forza...?!”

 

 

 

 

 

ATTO II, SCENA I

 

 

(Macbeth e Banquo arrivano nella brughiera.

Le tre streghe sono intente a lavorare con fili e matasse)

 

MACBETH: “Ora che la guerra sembra stia finalmente volgendo al termine, costringendo alla resa l’odioso popolo inglese, l’augusto sire Duncan mi concederà un periodo di congedo dai teatri di guerra.

A spregio della sorte, ho adoprato la mia intrepida spada per piegare il nemico e con cruenti massacri ne ho decimato le fila!”

BANQUO:“Hai dimostrato il tuo valore e la tua devozione, coraggioso Generale!”

 

(I due notano le 3 streghe)

 

MACBETH:“Tornare dalla battaglia ed incontrare creature tanto raccapriccianti, mi fa tornare la voglia di impugnare la spada e aprirmi un varco a colpi di fendenti nel mezzo della mischia per sottrarmi a questa sgraziata visione!”

 

BANQUO: “Proprio brutte!”

 

1ª STREGA: “Salve, Macbeth di Glamis!”

 

2ª STREGA:“Salve, Generale di Scozia!”

 

3ª STREGA:“Salve, marito devoto di esigente moglie!

 

MACBETH:“Quanto sono vere le vostre affermazioni! Specie l’ultima!”

 

BANQUO: “E io, scusate...?! Non credete sia appropriato salutare anche me con altrettante autentiche affermazioni?!”

 

1ª, 2ª e 3ª STREGA: “No!”

 

BANQUO: “E perchè no?!”

 

1ª STREGA: “Ci preme che Macbeth ascolti le nostre parole e le tenga ben care per meglio fronteggiare il suo destino!”

 

MACBETH:“Rimarrei ore ad ascoltare le vostre voci misteriose, ma, come stavo poc’anzi anticipando a Banquo, mi attende un periodo di riposo, prima che Duncan decida di sferrare un nuovo assalto con rinnovate truppe e micidiali armi.

Proprio perchè son marito devoto e premuroso, devo acconsentire ai desideri della mia sposa!

Lady Macbeth ha deciso che non può attendere oltre e vuole a tutti i costi partire per Fort George!

Dice che è troppo tempo che non vede la zia Henrietta!”

 

BANQUO:“Fossi in voi, la accontenterei... Vostra moglie si indispone quando non la si asseconda... Può diventare capricciosa!”

 

MACBETH:“In vero, lo è!”

 

BANQUO:“Ricordate quella volta che vi obbligò a partecipare alla “Danza delle Spade” al termine di una battaglia contro i norvegesi?”

 

MACBETH:“E come se lo ricordo!

Opposi la mia più fiera resistenza ma dovetti capitolare per non dover assistere alle sue cocciute quanto imbarazzanti bizze!”

 

BANQUO:“E vi ritrovaste ad eseguire passi, saltelli e giravolte sulle lame taglienti dei guerrieri delle Highlands!”

 

MACBETH:“E finii rovinosamente a terra con i piedi affettati e il kilt a brandelli!”

 

BANQUO:“Provo ancora vergogna per voi!”

 

MACBETH:“Per carità! Partiremo subito!

Sellate i cavalli e lucidate la carrozza in modo che risplenda!”

 

1ª STREGA:“Ascolta la mia profezia, Macbeth:

“Quando laverai la carrozza, pioverà!”

 

MACBETH:“Che profezia insolita!

Infelice creatura, il tempo non è mai dei migliori in questo periodo dell’anno, ma, stamane, ho visto il sole prodursi in dardi luminosi e bucare le nuvole per spandersi a raggiera nel cielo e sulle terre di Glamis!

Non può piovere, dunque!”

 

1ª STREGA:“Ripeto, scettico Macbeth: “Quando laverai la carrozza, pioverà”

Non è che lo decido io!

E’ un fatto! E io lo so in anticipo!”

 

(Arriva un servo)

SERVO:“Mio Signore, all’orizzonte son comparsi nuvoloni presaghi di piogge violente sì da formare inarrestabili fiumi di fango!

Seguitate con l’idea di voler muovere la carrozza dal suo asciutto ricovero?”

 

MACBETH:“Quale stregoneria offusca gli occhi e vela di tenebre la ragione di Macbeth, persuaso di discorrere con una illusione?!”

 

SERVO:“Non sono uno spettro, mio Signore!”

 

1ª STREGA: “Non è un fantasma, diffidente Macbeth!

Io e le mie sorelle presiediamo al destino dell’uomo da secoli e le nostre decisioni sono immutabili!

Quindi, se ti dico “Quando laverai la carrozza, pioverà”, stai sicuro che pioverà, incredulo Macbeth!”

 

MACBETH:“Ahi! La dolente profezia!”

 

1ª STREGA:“Fidati, svenevole Macbeth, poteva andarti peggio!”

 

MACBETH:“E quale altra sciagurata profezia potresti annunciarmi?! Questo orecchio non ha già udito abbastanza?!”

 

1ª STREGA:“Beh! Avresti potuto far partire una carneficina per il trono di Scozia!”

 

MACBETH:“Ma sono perduto! Ostacolerò il volere della mia amata! Me la farà pagare sicuramente! Spero di non udire altre cattive notizie, oggi!”

 

2ª STREGA:“Il mio compito, pusillanime Macbeth, è comunicarti la tua seconda profezia!”

 

BANQUO:“E a me?! Nemmeno una piccola confidenza?!

 

2ª STREGA:“No!”

 

BANQUO:“Uff!”

 

MACBETH:“Sono pronto!”

 

2ª STREGA:“Aspetta fino a gennaio, che poi ci sono i saldi!”

 

MACBETH:“Spero non vi riferiate ad un acquisto che sto valutando in questi giorni!”

 

2ª STREGA:“Il mio non è mica un consiglio!

E’ legge! E’ il tuo destino!”

 

MACBETH:“Ma, Santo Cielo! Vi sarà pur capitato di essere smentite dal tempo! Capita!”

 

1ª STREGA:“No!”

 

2ª STREGA:“Mai!”

 

3ª STREGA:“Proprio mai!”

 

MACBETH:“Ma io sono in trattative per l’acquisto di una splendida tenuta ad Inverness e di due isolette boscose collegate da ponti pedonali!

Una meraviglia e un vero affare!

Lady Macbeth mi tormenta da mesi perchè intende investire l’estate nella pesca al salmone nelle dolci acque del Loch Ness!

Non posso deluderla!

Chi può contrariarla?!”

 

2ª STREGA:“Voi, debole Macbeth!”

 

MACBETH:“Ma non si può!”

 

BANQUO:“Confermo!”

 

2ª STREGA.“Poi non dite che non vi avevo avvertito!”

 

MACBETH:“Oh, crudel fato! Dèvia le tue ineluttabili leggi verso altri destini!

Banquo, qui, per esempio!

Vi chiede ormai da tempo di riservargli una rosea profezia!”

 

BANQUO:“Eh! ma rosea, però..!

Avete profezie felici per me?”

 

LE 3 STREGHE:“No!”

 

BANQUO:“Uff!”

 

MACBETH:“Sono stremato!

I campi di battaglia non sono spossanti quanto le vostre rivelazioni!

Ho bisogno di rinfrancare il corpo e corroborare lo spirito!”

 

BANQUO:“Tornate al vostro castello, famoso per i suoi raffinati e succulenti banchetti!”

 

MACBETH:“Sì, forse dovrei mangiare qualcosa...”

 

BANQUO:“Indubbiamente! Ricordo ancora l’arrosto di beccaccia accompagnato da una deliziosa confettura di lamponi di due anni fa! Vostra moglie lo fece preparare in occasione dei “Fuochi luminosi”, nel mese di maggio, tempo in cui si celebra il ritorno dell’estate e  della fertilità, delle scampagnate e delle feste all’aperto!”

 

MACBETH:“Oggi, caro Banquo, sembra che vogliate per forza ricordarmi tutti i momenti più disdicevoli e vergognosi della mia vita!”

 

BANQUO:“Perchè dite così?!

Forse vi riferite a quando Lady Macbeth vi persuase ad accendere un falò, sulla cima del colle Lochnagar, e a condurre attraverso di esso il vostro più forte destriero?”

 

MACBETH:“Esattamente! Il mio passaggio a cavallo avrebbe dovuto essere simbolo di purificazione del Regno e segno di buon augurio!”

 

BANQUO:“Se non ricordo male, invece, finì che il cavallo si piantò davanti alle fiamme e voi faceste un volo proprio sulla pira infuocata!”

 

MACBETH:“Propriamente! Da allora mi chiedo perchè mai noi scozzesi ci ostiniamo ad indossare il kilt!”

 

BANQUO:“Almeno avete testimoniato la “calda” energia della luce e della vita propria della festa!”

 

MACBETH:“Non ho le forze di contrastarvi, insolente Banquo! 

Sono troppo abbattuto!

Desidero solo riposare e nutrire le deboli membra!”

 

3ª STREGA:“Attento, Macbeth!”

 

MACBETH:“Che c’è adesso?!”

 

3ª STREGA:“Se mangi i peperoni, ti si riproporranno tutta la sera!”

 

MACBETH:“Ma questa sarebbe la terza profezia?!”

 

3ª STREGA:“Tu dimentichi che noi sappiamo ogni cosa!

Sai cosa succederà?”

 

MACBETH:“Sono tutto orecchie! Anche se vi invito una volta di più a considerare l’idea di rispondere al povero Banquo... Così che  riveliate anche a lui, e non solo a me, queste verità fondamentali...!”

 

BANQUO: “A questo punto, non sono sicuro di voler udire una profezia sulla mia vita!

 

3ª STREGA:“Al vostro ritorno a Glamis, verrà offerta una libagione senza precedenti, tale da entrare negli annali della Contea...”

 

MACBETH;“Finalmente una buona notizia!”

 

3ª STREGA:“...verranno cucinate pietanze insolite, a simboleggiare l’amicizia della Scozia, e di uno dei suoi più illustri Baroni, con i paesi d’Europa avversi all’Inghilterra.

Tra queste, verrà proposto un piatto tipico del Regno di Sicilia ossia “La Peperonata”, assai popolare nella corte angioina....”

 

MACBETH:“I siciliani sono altresì famosi per i loro dolcissimi manicaretti a base di ricotta e frutta candita, eredità delle dominazioni saracene...

...Cosa darei per assaggiarne uno!”

 

BANQUO:“Credo, insaziabile Macbeth, che sarà proprio la vostra golosità a mettervi nei guai...!”

 

3ª STREGA:“Già!

Vi sfideranno a mangiare un intero vassoio di Peperonata e voi chiaramente non vi tirerete in dietro...”

 

MACBETH:“I Baroni di Glamis non retrocedono mai!

Men che meno davanti ad un piatto di verdure cotte!”

 

3ª STREGA:“Fritte, per la precisione!

Molto fritte!”

 

MACBETH:“Tze!”

 

3ª STREGA:“Nonostante i barili di vino sottratti all’Essex e le botti del leggendario whisky scozzese, vi sarà impossibile digerire i molesti peperoni e passerete la notte a provare disgusto di voi stesso!

La nausea e la repulsione vi accompagneranno fino al mattino, quando finalmente troverete sollievo in un corroborante tonico a base di seltz!”

 

MACBETH: “Ci sarà pure qualcosa di meno disonorevole e più glorioso per cui passerò alla storia?!”

 

3ª STREGA“Certo! E la cosa riguarda finalmente il qui presente Banquo!”

 

BANQUO:“Incredibile! Avete pronunciato il mio nome!

Sono curioso oltre ogni dire!”

 

3ª STREGA:“Grazie al rivoltante imbarazzo di stomaco del famelico Macbeth, Banquo verrà tramandato alla memoria dei posteri per l’invenzione del Gin Fizz!”

 

MACBETH  e BANQUO:“E che sarebbe?!”

 

3ª STREGA:“Un long drink!”

 

MACBETH:“Incomprensibile!”

 

3ª STREGA:“In verità è molto semplice!

Gin, succo di limone, sciroppo di zucchero e soda!

Uno dei cocktail più antichi della storia dei miscelati!

Andrà alla grande!”

 

BANQUO:“Avrei preferito sapere il mio nome associato ad una più onorevole invenzione...”

MACBETH:“Anche io avrei voluto non udire queste sciocche profezie!

Piuttosto, avrei scelto per me un destino da protagonista di un dramma feroce e spietato!

Magari, alla guida di un colpo di Stato!

Uomo di potere circondato da uomini fedeli ad un Regno conquistato con destrezza e astuzia!”

 

BANQUO:“Sognate, caro Macbeth!

Finora il vostro nome si è legato a quello di una donna dispotica che vi ha reso lo zimbello di Scozia!”

 

MACBETH:“Non sono un burattino!”

 

BANQUO:“Ovviamente no!

Ma se fossi in voi, innanzitutto, penserei a come rimediare alla disdetta del viaggio a Fort George!”

 

MACBETH:“Dite, mio giovane amico?”

 

BANQUO:“Lasciate da parte le vostre aspirazioni usurpatorie... Che, con la fortuna che avete, potrebbero anche riuscirvi, a patto però di essere poi dannato nei secoli dei secoli!”

 

MACBETH: “Avete proprio ragione, logico Banquo!

Orsù, dunque! Al castello!

Le amorevoli cure della mia delicata sposa saranno un manto leggero che ovatterà le mie spalle, rese curve dai tristi e infami eventi di oggi!

Il suo abbraccio sarà una stretta consolatrice in grado di estinguere qualunque dolore e la sua grazia divina sarà un tonico vivificante per il mio spirito provato!” 

 

(Macbeth e Banquo escono di scena)

 

1ª STREGA:“Prevedo che l’abbraccio di Lady Macbeth sarà per Macbeth una morsa oppressiva e carica di tormenti...”

 

2ª STREGA:“...io prevedo invece che la di lei mano cadrà pesante su di lui, tutt’altro che graziosa...”

 

3ª STREGA:“...io invece mi chiedo che fine abbia fatto quel delizioso Prof. Smith!”

 

1ª STREGA:“Beh, tutto è bene quel che finisce bene!”

 

2ª STREGA:“Quella è una commedia, cara sorella!

Dello stesso autore di questo dramma!”

 

3ª STREGA:“Ma questo non è un dramma!

Lo era! Ma noi lo abbiamo volto in commedia!

Ed ora io, col vostro concreto ed inestimabile aiuto, volgerò in amore appassionato lo schifo tremebondo che lo Smith di Cambridge ritiene di provare per me!”

 

2ª STREGA:“Ma quella è “Molto rumore per nulla”! 

Un’altra commedia del bardo dell’Avon!”

 

3ª STREGA:“E allora faremo come lo Smith!

Usciremo dai confini di queste pagine fantastiche ed andremo alla ricerca del prolifico poeta inglese che ha ideato queste storie! 

Gli chiederemo suggerimenti in quantità su come far innamorare un qualunque Charles di Cambridge di una guercia strega di brughiera scozzese!”

 

1ª STREGA:“Oh, beh! Non bisogna certo possedere doti preveggenti per sapere che ne vedremo delle belle e che il tuo tentativo di sottomettere al tuo amore lo Smith si risolverà in un grande buco nell’acqua! Ma farei di tutto per le mie sorelle! Quindi, ci adopereremo esattamente “Come vi piace”!

 

2ª STREGA:“Ma quella è...!”

 

1ª STREGA:“Lo so, sorella! Lo so!”

 

 

 

 

 

FINE