martedì 28 marzo 2017

La mia vita colorata


Io la coloro questa vita.

E nonostante a volte io butti secchiate di nero, io continuo a colorarla ogni giorno.

C’è un colore in ogni angolo del mio vivere, ad ogni passo del mio cammino, in ogni piccolo istante.

Io lo vedo.

Vedo tutti i colori del mio mondo.

La frutta del mattino ha colori freschi, che mettono fame e buonumore.

Anche l’odore dei visi stropicciati dei miei figli quando si svegliano ha un colore.

È un colore chiaro, dorato e luminoso.

Ogni cosa è colore.

Mi piace guardare le farfalle e mi piace pensare che, prima o poi, se saprò aspettare in quiete e silenzio, senza clamore, senza disturbarle, magari ne osserverò una che, con le sue colorate evoluzioni, si porterà sul mio braccio o sul mio naso o fra i miei capelli.

Che leggera delicatezza possiedono le bianche tende in casa di mia madre.

Se lasci socchiuse le porte e fai circolare il vento, quelle candide vele si alzeranno come bandierine sul mare o come gonne a campana, che svolazzano e arrossano i volti delle donne.

A volte, sogno di quando vivevo lontano e c’era un luogo il cui tetto era fatto di ombrelli colorati.

Sembravano fiori dai mille petali e forse lo erano, perché se passeggiavi sotto quel corridoio di tele variopinte, sentivi il profumo delle viole e dei gelsomini.

Tutti i pesci del mare, che mio padre purtroppo non riuscirà mai a pescare, hanno il colore del suo volto abbronzato, dei suoi baffi grigi, dei suoi capelli bianchi, delle spirali di fumo che lo avvolgono da che io ho memoria.     

I pesci del mio mare hanno il colore di mio padre.

Penso: magari era un pesce, una volta, o lo diventerà, quando si stuferà di rincorrerli su una piccola barca di legno azzurra o di prenderli all’amo dalla banchina di un porto antico.     

Tempero, a volte, le matite dei miei figli.

Le metto in fila e, una dopo l’altra, le vedo accorciarsi riempiendo di trucioli colorati un fazzoletto.

Che piacere infantile temperare le punte fino a che si spezzano e devo ricominciare da capo.

Quei riccioli colorati sono come le ciocche di una Medusa che non pietrifica e non fa male.

Come capelli di un burattino, capelli blu e rossi e verdi che crescono come crescono i nasi di chi dice le bugie.

Mia sorella fa con i suoi bimbi palline di fili di lana colorati.

Immagino quelle morbide sferette srotolarsi per chilometri e ricoprire le strade e le piazze di un filo sottile di felicità.

Un filo che circonda il mondo, fa il giro della Terra e lega le persone strette strette, tutte insieme, e non le lascia più.

Che bello sarebbe un filo colorato che ci tiene tutti vicini e non ci fa perdere mai.

Non ci fa perdere la strada di casa.

Non ci fa perdere le staffe.

Non ci fa perdere la faccia.

Non ci fa perdere le occasioni importanti, quelle che vale la pena non perdere.

Quando scrivo, poi, le mie parole sono colorate.

Sono nere solo se le leggi su un foglio bianco.

Ma se tu le ascolti, se le porti all’orecchio, ne scoprirai tutte le sfumature, le gradazioni arrabbiate, i toni sinceri, le tinte timide che vogliono nascondersi, i passaggi graduali da un’emozione all’altra, le tracce di pensieri vivi, la gamma divertita e curiosa di sorrisi.

Così quando scrivo di parole è di colori che voglio parlare.

Dentro di me, si avvolge una pellicola, come la buccia sottile di alcuni frutti.. una pellicola di parole che ha impressa su di sé immagini positive e colorate.

E questa pellicola non sbianca, non ha negativi.

Come un film cromatico, un lungometraggio, un lunghissimometraggio.

Ma il colore più bello di tutti lo ha visto il mio piccolo e lo ha scritto per me, insieme a me.

E allora io non lo cancello e lo lascio qui giù, insieme ai miei colori.

Perché insieme noi vediamo i colori più belli, quelli veri, quelli dell’amore.

 

 

“Un giorno la mia mamma preparò una torta.

Poi abbiamo festeggiato il mio compleanno.

E poi scartai il mio regalo.

Che era una scatola di minecraft.

E infine dissi alla mia mamma che le volevo tanto bene.

 

Giorgio Alessio”

 

 

Simo e Giorgio

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